Dall’oscurità – recensione di Gian Maria Tosatti (Il Tempo)

C’è poesia nelle tenebre di Sambati

Nella tensione tra buio e luce, nella dilatazione di uno dentro l’altro, nella loro caccia furibonda, si risolve la Prima lezione delle tenebre…Così in uno spazio nero e divorante, invaso da un buio famelico viene messo in scena il contrasto tra opposizione e offerta dell’uomo nel capogiro del precipitare.
E’ una spirale liturgica questa, fatta di parole, di suoni, di evoluzioni che vanno a scandire i tempi d’un rintoccare di campana nelle cui distorsioni stanno vibranti oscenità: aggrediscono la forma della visione che nella sua costruzione si fa debitrice di certe fascinazioi derivate dalle arti visive e di diverse suggestioni pittoriche.
E’ questa una danza della trasformazione,della forma prima dell’essere, in cui si ritrovano profondamente radicati riferimenti alla Genesi e alla labilità dei suoi archetipi… In una ulteriore tappa di ricerca verso la purezza dello svuotamento, Sambati appare in questo spettacolo, in questa danza della trasparenza-presenza, come entità inscindibile dal vortice aereo del lavoro nelle cui lagune di trasparenza si fondono carne, voce, tempo, spazio…

Gian Maria Tosatti. Il Tempo.


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