Dall’oscurità (2002)

Prima lezione delle tenebre

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di e con Marcello Sambati

testo, scena, luci e suoni Marcello Sambati

frammenti musicali di Gesualdo, Bach, Gubaidulina

“Dei movimenti propri dell’essere poco si sa con certezza: attrarre, allontanare, trattenere, creare distanze incolmabili che poi in un istante si annullano in un’intimità, in una fiducia indicibile.” Maria Zambrano.

Lo spettacolo si rappresenta sopra ed intorno ad una lastra di ferro fortemente inclinata di quattro metri quadrati, una sorta di tappeto volante incastrato nella scena, l’attore metterà a rischio l’interezza del suo corpo incontrando le estremità taglienti della lastra, senza scopo, senza intenzione, cercherà di sostare per qualche istante sugli spigoli acuminati, abiterà nel cuore della Difficoltà, dispiegherà le gambe e le braccia come in voli estremi aderendo per brevi soffi alla superficie scoscesa, senza una ragione coglierà il gelo del metallo con la pelle nuda, riscalderà la sua forma ostile col calore del suo respiro e del suo cuore, la percuoterà, la farà cantare, s’ innamorerà di quel quadrato s’ incontreranno nella differenza delle temperature corporee, in un comune destino tracciato per loro in un arco di tempo quasi inafferrabile.

“Il maestro è destinato non a semplificare il campo delle relazioni ma a sconvolgerlo; non a facilitare le vie del sapere ma principalmente a renderle più difficili, anzi propriamente impraticabili.” Maurice Blanchot

Le sue parole, il suo fiato, i suoi tremiti propizieranno la luce e annunceranno il buio, che si alterneranno secondo un ritmo liquido, come di sangue in risacca, canto, coro, dialetto, suono, richiamo, vibrazione, melodia saranno i suoi elementi, brevi, piccole storie senza parole, smarrimenti e perdite, bellezze di polvere, agonismo di nature radicalmente differenti, estranee e incompatibili, tuttavia simili nella tenebra in cui stanno tutte le cose create, vi sarà lotta, dolcezza e ferocia e scorrerà qualche goccia di sangue dal suo fragile corpo reale sulla lastra crudele, dunque danzerà l’impossibile della danza, come un mortaio che frantuma ciò che deve trasformare, la luce risplende nella tenebra, si dice e dunque occorre abitare la tenebra per coglierne l’istante luminoso.