l’ opera delle Farfalle tra pathos e lirismo – Rodolfo di Giammarco (La Repubblica 2000)

Otto donne incastrate a terra l’ una nel grembo dell’ altra e sedici gambe che paiono le bianche estremità di un unico carnoso insetto. Un corpo a corpo di sagome larvali. Archetti di violino impugnati come pungiglioni d’ una fauna volatile. Posture di anatomie chiuse a guscio. Braccia e mani palpitanti come membrane. Una mastodontica gonna da carillon coloritissima quanto le ali d’ una farfalla Vanessa. Tutte silhouettes che paiono miraggi o incubi d’ un entomologo. Con facoltà di parlare, di emettere lirismi ardenti. L’ Opera delle Farfalle, con testo e regia di Marcello Sambati, è un lavoro sul femminile, su fluide e impalpabili specie zoomorfiche, sul pathos di riverberi amorosi, sugli spasimi naturali. Nell’ ospitare l’ operazione alla Sala Uno, il Teatro di Roma intende forse omologare un’ area di ricerca e di teatro-danza che finora ha scelto di procedere per margini e per pratiche concettuali. Il compattamento odierno della scrittura mimetica (un po’ anche manierata) di Sambati e del moto continuo (a volte solo “rappresentativo”) della Summo nel cubo squadernato di Crisafulli dà luogo a uno spettacolo di lievi disfunzioni. Uno specchio della natura o di dissonanze e leggerezze in un sodalizio di più creatività?
(rodolfo di giammarco)
Repubblica — 02 marzo 2000 pagina 14