solitudini nella società opulenta (R.Nepoti, La Repubblica – 2000)

è un film austero e bello Due come noi, non dei migliori, opera prima del milanese Stefano Grossi presentata l’ anno scorso al festival di Locarno. Il soggetto è diviso in due episodi, autonomi e intrecciati allo stesso tempo. Del primo è protagonista Yusuf (Marcello Sambati), un vetraio tunisino da poco arrivato a Roma che si guadagna da vivere lavando piatti in un ristorante. Il giorno in cui riceve la prima paga, viene derubato a Termini: cerca di fermare il ladro, cade e si fa male. è testimone dei fatti Ivana (Stefania Orsola Garello) che lo soccorre, lo accompagna al commissariato e lo aiuta a spiegare l’ accaduto a poliziotti tutt’ altro che amichevoli. Di certo Yusuf non riavrà il suo danaro; ma la solidarietà della donna gli è di conforto e aiuto. Qui termina il primo episodio, tuttavia l’ amara esperienza della solitudine non appartiene solo agli immigrati. Nel secondo capitolo ritroviamo Ivana, che sembra avere perduto ogni desiderio di vivere e si è autoreclusa rifiutando ogni contatto con il mondo esterno. A parte le voci che restano impresse nella sua segreteria telefonica; come quella, anonima, di un uomo che la molesta con messaggi molto espliciti. Grossi, che insegna all’ università di Genova e ha realizzato documentari per la Rai, dimostra come gli eventi normali, quotidiani possano essere caricati di significato attraverso l’ azione combinata della partecipazione sincera e della capacità di tradurla in stile. In ciò l’ esperienza nel documentario gli è certamente stata preziosa. Due come noi, non dei migliori è un esordio più che promettente.

(roberto nepoti)
Repubblica — 06 maggio 2000


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